fbpx
 

I Servizi essenziali

La risorsa idrica

Progetto: Reti distribuzione idriche (risorsa acqua)

  • E’ sempre difficile dimostrare la necessità di raggiungere un obiettivo quando questo dovrebbe già essere stato attuato da un paio di decenni, infatti tutti i Comuni della Provincia di Trapani dovrebbero essere uniti nella gestione del Sistema Idrico Integrato in quanto facenti parte dell’antico ATO 7 Trapani (Ambito Territoriale Ottimale) della Regione Siciliana, tant’è che in data 12/12/2002 dalla Conferenza dei Sindaci e del Presidente della Provincia veniva approvato il relativo Piano d’Ambito, che diventava esecutivo con Decreto Commissariale n.748 del 31/12/2002. Dopo che in Sicilia solo alcuni ATO, davano attuazione a quanto stabilito per legge circa l’affidamento del servizio idrico integrato, un’altra legge regionale aboliva gli ATO e decideva che ogni Comune si doveva organizzare come meglio poteva per la gestione del servizio idrico del proprio territorio, tentando di rivalutare le competenze dell’EAS (Ente Acquedotti Siciliani). Successivamente, la Regione Siciliana resasi conto sia dell’impossibilità di applicazione della Legge sia della incapacità dell’EAS a rendere il servizio a cui era chiamato, reintrodusse gli ATO denominandoli però ATI (Ambito Territoriale Idrico) che furono fatti coincidere territorialmente con le Provincie così come era per i già superati ATO. Da questi disastri si salvarono solo quei Comuni che riuscirono ad organizzarsi con Uffici o Aziende proprie e che, fino ad oggi sono gli unici che riescono a rendere un servizio quantomeno decente, che ha assicurato nel tempo una certa continuità. Ritornando alle direttive ancora oggi vigenti è utile rilevare che la messa in liquidazione dell’EAS aveva come prerogativa la costituzioni degli ATI, costituzione che ad oggi, per quel che riguarda il nostro territorio, non è stata completata; infatti si è costituita soltanto l’Assemblea dei Sindaci che viene convocata solo per potere dare qualche parere favorevole a rare richieste da parte di singoli Comuni o su richiesta del Commissario ad acta nominato dalla Regione.

Risoluzione di problematiche idro-potabili nel trapanese.

  • Il riscaldamento del sistema climatico globale è oggi indiscutibile, come emerge dalle osservazioni dell’incremento della temperatura media globale atmosferica e oceanica, dallo scioglimento dei ghiacci polari (in particolare dell’Artico), dalla riduzione dei ghiacciai delle medie latitudini, (compresa anche la copertura nevosa) e dall’innalzamento del livello medio degli oceani. In base al Quarto rapporto di valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’aumento complessivo della temperatura media globale (sistema terra-oceano) al 2008 è stato di 0,7°C rispetto al livello pre-industriale. Il tasso di riscaldamento, pari a 0,1°C per decennio negli ultimi 100 anni, è aumentato a 0,16°C per decennio negli ultimi 50 anni. L’aumento della temperatura in Europa al 2008, rispetto ai valori pre-industriali, è stato di circa 1,0°C per il sistema terra-oceano, 1,3°C sulla terraferma, maggiore quindi di quello globale. Con questo quadro e con quanto si può rilevare dalle tendenze climatologiche in atto, sarebbe indispensabile pensare di intervenire per potere anticipare le possibili disastrose condizioni che sicuramente metteranno a repentaglio la stessa vivibilità dell’uomo, sia per deficit di risorse idriche che per carenza di produzione agricola a causa della impossibilità di potere irrigare i terreni produttivi e non. Sarebbe auspicabile che da parte dei nostri governanti possa essere posta in atto e, nel brevissimo tempo, una politica che miri ad un reale risparmio delle già scarse risorse idriche e impedisca un ritorno a mare della acque meteoriche se non dopo averle totalmente sfruttate per le necessità della collettività e dei servizi ad essa collegati. Ci si riferisce ad interventi mirati sulle nostre dighe sulla capacità di invasare i maggiori volumi di acqua possibili, migliorando e garantendo la capacità di tenuta delle dighe stesse, eseguendo costantemente tutte quelle opere di manutenzione necessarie ed indispensabili a garantirne la stabilità comprendendo, tra gli interventi anche la rimozione degli enormi volumi di terra trasportati e depositati dall’acqua durante i ruscellamenti, quantità che, date le caratteristiche costanti di piogge intense e di breve periodo, rischiano, nel tempo di diminuire le capacità di invaso delle dighe stesse. Ad una attenta e programmata manutenzione delle dighe è legata anche la risoluzione delle problematiche riguardanti le acque potabili che spesso vengono prodotte dalla potabilizzazione delle acque superficiali in esse accumulate e concesse anche per l’uso potabile. Orbene Trapani è allocata in questo territorio dove, pur essendo presenti tre invasi (Rubino, Trinità e Paceco) le concessioni delle acque invasate sono state concesse solamente per l’uso agricolo, anche se nel precedente PRGA a Trapani erano concesse il 50% delle acque invasate nella diga Rubino e a Marsala il prelievo di 83 l/sec dalla diga Trinità in territorio di Castelvetrano. Per Trapani fu stabilito che la perdita della sfruttamento delle acque delle diga Rubino venisse sostituita con la costruzione di un dissalatore con una potenzialità massima di 400 litri/secondo che avrebbe dovuto compensare le ataviche carenze di rifornimento idro-potabile del territorio trapanese (Trapani, Erice, Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo, Bruca, Alcamo). L’impianto che utilizzava tecnologie di dissalazione termica/evaporativa venne consegnato all’EAS di Palermo durante il 1990/91 e, purtroppo, da impianto di compensazione per eventuali disservizi degli strutture acquedottistiche preesistenti, assunse l’incombenza di unica fonte di fornitura idrica del territorio, fatta eccezione per Trapani che usufruiva dei pozzi “Bresciana” siti in territorio di Castelvetrano e dei pozzi “Inici” in territorio di Castellammare. Il massivo sfruttamento dell’impianto, in aggiunta al fatto che non vennero più fatti significativi interventi di manutenzione, né interventi tendenti a ridurre gli enormi costi energetici per unità di prodotto, l’alternarsi di vari soggetti alla gestione, chiaramente non interessati a porre in essere interventi all’uopo destinati, ha fatto sì che nel 2014 l’impianto venne messo in disuso, con varie promesse da parte della Regione Siciliana di interventi per la sua riattivazione, mai attuati. Oggi sarebbe impensabile un intervento di riattivazione del vecchio dissalatore in quanto il processo di dissalazione sarebbe del tutto antieconomico sia dal punto di vista energetico che da quello ambientale infatti tali dissalatori producono da tre a quattro volte più salamoia per metro cubo di acqua pulita rispetto ad impianti che utilizzano il metodo della dissalazione a membrana quindi con maggiore produzione di scorie pericolose per l’ambiente, esistono infatti oggi tecnologie che, anche con una combinazione di processi evaporativi, a permeazione, per scambio ionico, riducono di gran lunga l’impatto ambientale garantendo un continuità di produzione di alta qualità a garanzia della salute pubblica. Oggi Trapani è il territorio ideale per il collocamento di un nuovo dissalatore per acque marine in quanto, per la sua allocazione vi sono già più di quatto ettari di terreno di proprietà pubblica (Regione Siciliana) già destinata a area di servizi per l’acqua potabile, un impianto di pompaggio delle acque marine munito di tutte le autorizzazioni urbanistiche e ambientalistiche, di una condotta di scarico a mare delle acque salmastre e di una condotta per l’approvvigionamento delle acque marine; da non sottovalutare anche la presenza delle saline che potrebbero essere, come nel passato, in grado di ricevere la salamoia facendone aumentare la produttività con impatto ambientale del tutto trascurabile. Da non sottovalutare anche che detto impianto assumerebbe la caratteristica di una struttura fondamentale e baricentrico per l’intero territorio Trapanese (ATI n. 9) in quanto, con la realizzazione di una condotta costiera, le acque prodotte potrebbero utilmente servire anche il territorio di Marsala; in alternativa, in attesa della realizzazione della condotta, si potrebbe destinare l’acqua prodotta dal dissalatore a Trapani e Comuni limitrofi e l’acqua di Bresciana al territorio di Marsala, Mazara del Vallo e Petrosino che con miscelazione delle loro acque sotterranee, che attualmente soffrono di elevati tenori di nitrati, ricondurrebbero alla distribuzione di un’acqua perfettamente in linea con le normative vigenti; queste ed altre possono essere le soluzioni che un tale impianto, se realizzato, risolverebbero per risolvere le problematiche tecniche e ambientali. Con la realizzazione di un impianto adeguato di energia green, comprendente tutta l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, facilmente realizzabili anche in considerazione della possibilità di acquisire aree libere di terreno circostanti l’area oggi in possesso dell’impianto, si potrebbe ottenere una economia circolare che abbatterebbe significativamente i costi di produzione. Tale programma potrebbe interessare le grosse Società pubbliche, tra queste l’AMAP di Palermo a gestire l’intero sistema idrico integrato dell’ATI n.9 di Trapani con ancora maggiori risparmi sia per Trapani che per Palermo con impatto positivo dei servizi, sia idrici che ambientali estendibili all’intera Sicilia Occidentale; potrebbe anche interessare aziende private disponibili ad investire in tale sistema produttivo anche con la realizzazione di altri impianti quali, ad esempio i trattamenti di percolati lo sfruttamento e successiva potabilizzazione di una significativa fonte di acqua termale solfurea sita a pochi chilometri dall’impianto, ecc. Si ritiene inutile precisare che le acque prodotte dal dissalatore e destinate al territorio trapanese si aggiungerebbero all’attuale dotazione fornita da Siciliacque attraverso il nuovo “Montescuro ovest” e ciò potrebbe garantire una dotazione idrica pro-capite sicuramente da paese civile e non da terzo mondo in cui l’acqua viene erogata, se si è fortunati, e ciò avviene raramente, a giorni alterni, toccando punti di rifornimenti di un giorno a settimana, il tutto con costi abbastanza elevati per la collettività. In atto il rifornimento idro-potabile della Città di Trapani è erogato a giorni alterni, prelevando i volumi necessari all’approvvigionamento principalmente da due acquedotti, “Bresciana” e “Inici” e dal “pozzo Madonna”, il primo adduce le acque emunte dai pozzi dall’omonima località, in territorio di Castelvetrano, con una condotta di circa cinquanta chilometri; e il secondo che adduce le acque emunte dai pozzi in località Inici in territorio di Castellammare, con una condotta di circa trenta chilometri. Le acque emunte dal cosiddetto “pozzo Madonna” in Trapani nelle adiacenze del Santuario della Madonna di Trapani sono caratterizzate da una variabilità di portata durante il corso dell’anno con emungimento minimo nel periodo estivo; per questa fonte, quel che è più da attenzionare è la qualità dell’acqua che viene, vettorata al serbatoio di San Giovannello, giacché trattasi di un pozzo posto all’interno di un insediamento ad alta intensità abitativa, con tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare. Queste risorse permettono appena, come già detto, di potere mantenere un’erogazione del servizio a giorni alterni, senza per altro garantirne la continuità nella precarietà giacché è sufficiente un guasto a una singola pompa di emungimento da un pozzo, o lo stacco di energia elettrica di poche ore a mettere in crisi anche la distribuzione a giorni alterni. Tali condizioni di precarietà, come risaputo, permangono da diversi decenni, senza che si siano mai attivate programmazioni tendenti a incrementare la dotazione idrica, si può registrare un intervento, negli anni 1989-91 da parte della Regione Siciliana per diversi miliardi che ha interessato il rifacimento dell’intera condotta idrica di adduzione e la rivisitazione del sistema di gestione e adduzione dell’acqua al serbatoio di carico, senza alcun incremento sulla dotazione idrica. Riteniamo si debba operare un intervento immediato su “Bresciana” con la realizzazione di alcuni pozzi, su di un’aria già nella disponibilità del Comune, da utilizzare solamente durante il fermo di pozzi in costante funzionamento per permettere, senza creare momenti di discontinuità del servizio, gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Sarebbe da incoscienti pensare di incrementare l’emungimento della falda di Castelvetrano che già da diversi anni è a rischio insalinizzazione dato la costante intrusione marina dovuta all’abbassamento della falda stessa. Sempre su Bresciana si potrebbe richiedere alla Regione una concessione di 40-50 l/sec. di acqua da derivare dall’invaso irriguo di Castelvetrano rifornito dalle acque della diga Garcia, posto nelle immediate vicinanze del serbatoio di carico e da potabilizzare, previa analisi, presso gli impianti allocati nello stesso serbatoio. Altro intervento a Trapani riguarderebbe la realizzazione di un nuovo serbatoio di riserva da tenere pieno e disponibile al rifornimento idrico della Città quando è impossibile mantenere l’erogazione da Bresciana, fatto purtroppo frequente per vari motivi. Per ottenere ciò, non sarebbe necessario alcun investimento, riteniamo, infatti, che, basterebbe chiedere alla Regione Siciliana di mettere a disposizione del Comune di Trapani l’attuale serbatoio complementare all’impianto di dissalazione di Nubia e in questo momento in stato di abbandono; un serbatoio di capacità di circa 30.000 mc. quintuplicando di fatto le capacità di riserva idrica della Città. Non dovrebbe essere difficile ottenere la disponibilità di detta struttura, infatti, la cessione al Comune di Trapani garantirebbe alla Regione la rivitalizzazione dell’intero impianto ponendo fine alla vandalizzazione che in questo momento è in atto, considerato l’assurdo abbandono repentino dello stesso, si garantirebbe oltretutto facilmente anche l’eventuale rifornimento idrico alla zona industriale. Passando all’acquedotto “Inici” al più presto si dovrebbe provvedere alla realizzazione di una nuova condotta in sostituzione dell’esistente, ciò porterebbe a un aumento reale della dotazione idrica della Città di circa 60 litri/secondo di cui, tolti circa 25 l/sec. da destinare alle frazioni a nord del territorio trapanese, il rimanente volume aumenterebbe di circa il15% la dotazione idrica attualmente disponibile in Città; in tal modo sarebbe possibile deviare uguali quantità di acqua dalla “Bresciana” per un miglior rifornimento alle frazioni sud del Trapanese che ancora oggi soffrono un abbandono pressoché totale del servizio. Si può affermare che anche in questo caso il problema potrebbe essere d’immediata risoluzione, infatti, salvaguardandoci, dal punto di vista giuridico, sull’eventualità di una perdita della relativa concessione, si potrebbero prendere precisi accordi con Siciliacque spa, che in questo momento gestisce la condotta cosiddetta “Dissalata” che da Fulgatore porta circa 50 l/sec. ad Alcamo, facendo un scambio, nel senso che Trapani rifornirebbe Alcamo e Siciliacque rifornirebbe le Frazioni Nord versando la restante quota al serbatoio San Giovannello. Tale soluzione sicuramente è di convenienza per tutti, infatti, si abbatterebbero enormemente i costi energetici di vettoriamento sia per Siciliacque che non dovrebbe più spingere l’acqua sino ad Alcamo, sia per Trapani che, con bassissimi costi energetici, rifornirebbe Alcamo che si trova a pochissima distanza dai pozzi “Inici”; il risultato darebbe certezza dell’approvvigionamento, si abbatterebbero tutte le perdite ed i costi per guasti, frequenti nelle lunghe condotte soggetti a pesanti colpi d’ariete dovuti per vari motivi, e gli eventuali furti d’acqua, frequenti nei nostri territori, data la siccità incombente, laddove si devono controllare chilometri e chilometri di condotte. Altro intervento da porre in essere, riguarderebbe lo sfruttamento della falda di Milo, dove esiste un pozzo perforato nel lontano 1990 dal Comune di Trapani con l’assistenza dell’Istituto di Geofisica dell’Università di Pisa, che potrebbe dare una portata “maggiore di 60 l/sec.”, ma l’acqua presenta una temperatura costante di circa 38 gradi, elevate quantità d’idrogeno solforato e presenza di altre sostanze chimiche rendendo l’acqua, per altro simile se non di uguali caratteristiche dell’acqua di Alcamo (Ponte Bagni), non destinabile al consumo umano. In questo caso il problema non sarebbe d’immediata soluzione ma potrebbe essere programmata la realizzazione di un impianto per la separazione dei fanghi presenti nell’acqua per il loro successivo sfruttamento per cure terapeutiche o di altra natura, l’abbattimento per ossigenazione dell’anidride solforosa, e dopo un eventuale trattamento di potabilizzazione, (laddove si appurerebbe essere necessario) si potrebbero riportare i parametri chimici e batteriologici entro i limiti previsti per l’uso potabile. Altro intervento potrebbe essere rivolto alla riconquista della concessione dell’acqua della ”Diga Rubino”, acqua che fino a circa quindici anni fa era destinata per Legge e per 93 l/sec. alla Città di Trapani, purtroppo, per come spesso accade dalle nostre parti, forse per paura di levare qualche cosa al mondo agricolo, forse per ignavia, ignoranza o strafottenza, tale opportunità venne persa con la redazione dell’ultimo “Piano Regolatore Generale degli Acquedotti” che venne approvato definitivamente senza alcuna valida opposizione; non si volle capire che l’utilizzo di parte di quell’acqua per uso potabile, non solo avrebbe giovato alla cittadinanza Trapanese, ma avrebbe aiutato senza per altro togliere le necessarie risorse all’uso agricolo, anche l’agricoltura, permettendo ai Consorzi gestori di potere incassare lauti compensi per la concessione di un’acqua che, data la sua destinazione, viene considerata “commerciabile” e quindi ricca e non far pesare per intero la gestione delle strutture solo sull’agricoltura. Tali ragionamenti, purtroppo per i cittadini Trapanesi, sono stati sviluppati da una Società privata: Siciliacque spa che ha richiesto e ottenuto nel 2009 un’autorizzazione allo sfruttamento per uso potabile di parte dell’acqua invasata nel ”Rubino” previo trattamento di potabilizzazione, credo che allo stato attuale non è stato ancora posto in essere alcun intervento. Riteniamo che, se pur di difficile raggiungimento, l’obiettivo inerente, l’ottenimento della Concessione dell’acqua potrebbe essere realizzabile, facendoci forti del fatto che a richiederla e a gestirla sarebbe l’Ente pubblico per eccellenza: un Comune, tutto ciò in perfetta conformità a come si è espresso il popolo italiano e in particolar modo siciliano in sede di consultazione referendaria. Con la realizzazione di tali interventi potrebbe essere garantite l’auspicato raggiungimento dell’obiettivo: acqua 24 ore su 24. Infine, non va tralasciato che con Legge Regionale n. 19 dell’11 agosto 2015 la Regione ha reintrodotto gli Ambiti territoriali ottimali (ATO) coincidenti con le zone omogenee dei bacini idrografici o con i preesistenti Ambiti territoriali ottimali (ex Provincie), in ogni Ambito è costituita un’Assemblea territoriale idrica dotata di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia amministrativa, contabile e tecnica. In questo momento, come per la precedente legislazione sugli ATO idrici si è in fase di stallo, per l’ATO di Trapani non si è ancora nominato il Presidente, per una presa di posizione dei Comuni il cui servizio, ancora oggi, è gestito dall’EAS (in perenne stato di liquidazione e che non è nelle condizioni di potere porre in essere alcun tipo d’intervento), infatti, i singoli Comuni dovrebbero rientrare in possesso delle reti idriche e gestire in proprio il servizio, ritengo pura follia se prima non si deciderà la forma di gestione e chi dovrà gestire il servizio idrico integrato dell’Ambito; ma detti Comuni frenano qualsiasi passo verso il raggiungimento di tale auspicabile realizzazione che sicuramente porterebbe a un periodo caotico, ma getterebbe le basi per il futuro con la certezza della risoluzione di moltissime problematiche che fino ad oggi hanno impedito l’evolversi del servizio idrico integrato, specialmente per i piccoli Comuni. Come già accennato ripensare il sistema idrico di distribuzione e reperimento passa inevitabilmente ripensando ad un nuovo “dissalatore”, di concezione tecnica totalmente diversa dall’attuale con costi di produzione paragonabili ai potabilizzatori; della realizzazione di un potabilizzatore per potere rendere utilizzabili tutte le acque sotterranee e fluenti che attualmente risultano non destinabili al consumo umano; oggi è impensabile proporre tali investimenti ad un singolo Comune; si potrebbero ottenere migliori condizioni economiche nei confronti di Siciliacque spa sulla fornitura di acqua potabile, per un maggior potere contrattuale, si potrebbe impostare un piano d’ambito che preveda possibilità di interscambi di risorse tecniche e non solo; si potrebbero realizzare finalmente un laboratorio all’interno dell’Ambito, per altro imposto dalla legge, necessario e indispensabili per il controllo immediato della qualità dell’acqua sia potabile che depurata, potendo programmare negli anni, la possibilità dell’utilizzazione dei reflui per usi anche civili e perché no “potabili”, avendo la certezza di un controllo pubblico costante che garantirebbe la possibilità di immediati interventi a salvaguardia della salute pubblica, in caso di improvvise anomalia di funzionamento degli impianti; si creerebbero ulteriori posti di lavoro anche per specialisti del settore che oggi sono costretti a cercare fuori ciò che potrebbero trovare nella propria città.

I rifiuti, CCR, Progetto rifiuti zero

  • Il primo intervento immediato sarà quello di riorganizzare la pulizia della città e la raccolta dei rifiuti, eliminando gli inconvenienti degli ultimi anni. Progetto rifiuti zero, significa introdurre i meccanismi della raccolta intelligente, con cassonetti a scomparsa per la differenziata. Significa smaltire tutti i rifiuti solidi urbani prodotti nel territorio, attraverso il riuso ed il riciclo per mezzo dei consorzi nazionali. Significa eliminare le discariche e attivare procedure di produzione energetica nei cosiddetti mini-termovalorizzatori di prossimità di terza generazione (ad emissioni controllate). L’immediato spostamento del CCR della litoranea
  • Promuovere un’economia circolare per l’ambiente, un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi riducendo al massimo gli sprechi DRS (Deposit Return System);
  • Il posizionamento spot (area industriale, aree mercatali, parcheggi supermercati, ecc) di raccoglitori automatici di vetro e plastica, con rilascio di ricevuta per sgravio fiscale, di buoni spesa, o contanti alle casse degli stessi supermercati.

Impianto di trattamento RSU; ammodernamento impianto Bio gas, mini termovalorizzatore (prendere a modello il “Sistema Peccioli – Belvedere S.p.A.”, consistente in una sinergia tra il Comune (soggetto deputato a delineare le linee guida strategiche), la Trapani Servizi S.p.A. (soggetto che dovrà creare ricchezza e occupazione trasformando i rifiuti in biogas, energia elettrica, compost, plastica, ferro ecc.) e l’eventuale Fondazione Culturale “Drepanum” o altra entità che coordinerà il sistema culturale cittadino, alla quale sarà destinata una parte degli utili generati dal ciclo dei rifiuti, per realizzare attività di rilevanza sociale e culturale.);

Le reti, fognatura e acqua, illuminazione pubblica

  • Completamento della rete idrica di distribuzione in tutto il territorio, soprattutto nelle frazioni e a villa Rosina. Efficentamento della rete di erogazione idrica del centro storico. Attivazione della cisterna del Bastione dell’impossibile per il servizio dell’acqua al porto. Utilizzo delle cisterne del ex dissalatore;
  • La luce è sicurezza e va assicurata anche nelle zone più isolate, soprattutto nelle frazioni;
  • Potenziamento/implementazione degli impianti illuminanti pubblici alimentati da fonti di energia alternativa;

Energia

  • Il Piano energetico comunale, sarà redatto nei termini di legge e saranno individuate, nella revisione del PRG, le zone eventualmente utilizzabili per impianti extra urbani di energia alternativa, con la massima attenzione alla salvaguardia del paesaggio.
  • Piano di efficentamento energetico del centro storico: sulla base delle ultime innovazioni nel campo degli elementi per la produzione energia alternativa, concordare con la soprintendenza tutte le tipologie di impianti eolici e fotovoltaici da autorizzare per le ristrutturazioni, sia degli immobili pubblici che di quelli privati. Il Centro storico quartiere pilota nel mediterraneo come città intelligente;
  • Riqualificazione energetica di tutti gli immobili di proprietà pubblica e dell’illuminazione stradale. Nessun intervento del Comune nei decenni passati ha ricompreso l’aspetto energetico e si è attenuto alla direttiva comunitaria in materia di obblighi del settore pubblico;
  • La rivoluzione energetica, culturale ed economica, i quartieri intelligenti. Siamo la terra ideale per il corretto utilizzo delle energie rinnovabili al servizio dei cittadini dei suoli ed edifici pubblici. Metteremo subito in cantiere progetti, quartiere per quartiere (il primo progetto pilota potrebbe essere Villa Rosina), per creare nelle aree urbane, reti intelligenti di autoproduzione e autoconsumo virtuoso da parte dei cittadini (comunità energetica). Utilizzeremo gli incentivi previsti dalla legge mettendo anche in concorrenza tra loro le società di erogazione dell’energia elettrica e di installazione degli impianti. Nell’arco di pochi anni contiamo di dimezzare le bollette del Comune.

Il Trasporto Locale, (TPL)

  • Immediatezza (subito autobus la domenica, nuove linee per le frazioni, nuove linee del turismo (porto, museo, funivia, spiagge)
  • Estendere ed implementare il sistema TPL (Traposto Pubblico Urbano);
  • Implementare i servizi legati alla stagione turistico/estiva (intensificazione delle corse e degli orari di servizio);
  • Servizio scuola bus (realizzazione non porta a porta ma come punto di prelievo esterno al centro storico);
  • Incremento della flotta con motorizzazioni sostenibili/green;
  • Progetto: Sistema integrato dei trasporti e della viabilità urbana ed extraurbana

L’ATM sarà il fulcro del sistema integrato dei trasporti, attraverso l’implementazione di una serie di servizi offerti alla cittadinanza, quali gli adeguamenti dei Piani Urbani del traffico, l’elaborazione e la gestione di un Piano dei Parcheggi e della mobilità urbana, l’implementazione di un servizio di car & bike sharing ma anche mediante la stipula di un “patto della mobilità locale”, che veda raccordati in un sistema sinergico l’ATM stessa, la Funierice, gli operatori privati del trasporto urbano, extraurbano e insulare (taxisti, titolari di licenze di NCC, compagnie di navigazione per le isole ecc.), che incentivi l’uso dei mezzi di trasporto alternativi alle auto private e che possa consentire di prenotare ed acquistare biglietti on line, implementando una piattaforma on-line del trasporto locale, prevedendo un biglietto unico giornaliero, settimanale o mensile per la mobilità locale (bus, funivia, aliscafo/nave).

I Parcheggi

  • È obbiettivo di questa amministrazione eliminare i parcheggi delle auto dalle vie principali del centro storico, quanto è bella la nostra Città antica senza le auto in sosta, a tal fine;
  • Nuovo piano del trasporto pubblico snello e capillare tra le aree di parcheggio e lunga sosta nella zona del Palailio;
  • Puntuale censimento di tutte le aree pubbliche e private, disponibili ad essere attrezzate per posti auto in moderne strutture meccanizzate di parcheggio, si tratta per lo più di aree risalenti ai crolli della guerra che rappresentano dei veri e propri vuoti urbani che possono essere funzionalmente reinserite nel tessuto urbano esistente;
  • Utilizzo efficiente delle grandi aree di parcheggio esistenti in piazzale Ilio e nelle prossimità della stazione ferroviaria;
  • Tre grandi parcheggi multipiano da collocare in posizione baricentrica tra Piazza Vittorio Emanuele, Via G.B. Fardella, e viale Regina Margherita;
  • Strisce blu al servizio del cittadino e non il cittadino al servizio delle strisce blu;

Sicurezza e gestione delle emergenze

  • Ripristino del poliziotto di quartiere in tutte le zone della città, principalmente quelle della movida serale. Completa riattivazione del servizio di videosorveglianza, con l’utilizzo di telecamere intelligenti di ultima generazione. Collaborazione con le associazioni dei pensionati delle forze di pubblica sicurezza e dell’esercito per il controllo della sicurezza pubblica, per la gestione dei “momenti sensibili” uscita dei ragazzi dalle scuole;
  • Istituzione del numero verde comunale di pronto intervento.
  • Implementazione (con gli strumenti finanziari disponibili) dell’organico dei Vigili Urbani. Utilizzo delle previsioni di legge pe il rinforzo stagionale della Polizia Municipale. No allo storno dei fondi destinati ai servizi di Polizia Municipale, a favore di altri servizi;

La rete digitale

  • La pandemia ci ha consegnato una realtà urbana rinnovata, dove la vivibilità è tornata prepotentemente al centro e dove, soprattutto grazie allo smart working, pare si sia invertita la tendenza all’urbanizzazione, con una riscoperta delle periferie e delle realtà lontane dai grossi centri urbani. Le città, tuttavia, si sono confermate come il luogo in cui maggiormente si è chiamati a dare una risposta ai bisogni dei cittadini, specialmente in periodi di crisi come quello vissuto durante l’emergenza sanitaria, che ha richiesto a tutte le municipalità risposte rapide ed efficaci. In questo contesto il digitale ha svolto e svolgerà un ruolo fondamentale. Per dare concreta realizzazione alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” – quella dell’industry 4.0 e dell’IoT per intenderci – di cui il concetto di Smart City è autentica espressione, sarà necessario sfruttare al meglio le opportunità date dal PNRR, che dedica circa 28 miliardi di euro alle politiche di sviluppo urbano, per non parlare di tutte le misure trasversali in materia di politiche di rigenerazione urbana e potenziamento delle infrastrutture.
  • Faremo ciò lavorando per favorire l’incontro e la collaborazione tra pubblica amministrazione, imprese, mondo della ricerca e società civile, sostenendo tutti i processi di innovazione che impattano sul sistema pubblico, sullo sviluppo del Territorio, sulla vita quotidiana di cittadini e imprese.

Progetto: Canile Intercomunale Cuddia: la cittadella degli animali (come trasformare un problema in
un’opportunità)

  • Il canile ubicato in contrada Cuddia è la classica opera pubblica trasformata in “cattedrale nel deserto”. Indubbiamente la sua lontananza dal perimetro urbano costituisce elemento di pregiudizio per la sua messa in esercizio ma “ripensare” questa struttura come un’entità non dipendente dal circuito urbano bensì un’insula autonoma dedicata agli animali e agli animalisti, nella quale si possano prevedere sia spazi per gli animali che attività per l’intrattenimento e lo svago delle famiglie proprietarie di animali o di amanti degli stessi, quali, ad esempio: aree barbecue, aree giochi per bambini e aree di sgambamento per animali domestici
  • Il canile potrebbe anche diventare un erogatore di servizi come ad esempio toelettatura per cani e gatti, ambulatorio veterinario, pensionato per animali, vendita di prodotti specifici ecc..
  • Tale modello di gestione trasformerebbe il peso di una struttura decentrata in un’opportunità per la comunità e in un’occasione di lavoro nel settore specifico dei servizi agli animali.