Centro Storico
- Le città italiane sono in crisi da decenni (ed in particolare i loro centri storici), perché la collettività residente non può sfruttare al meglio le potenzialità tradizionali degli ambiti urbani, che, al contrario, rappresentano un valore da promuovere come identità locale e questo perché la qualità della vita collettiva non è sufficientemente garantita nei servizi fondamentali (mobilità, sosta, luoghi di aggregazione, polarità attrattive, servizi); le città appaiono non attrezzate per esprimere quel livello di attrattività urbana che i cittadini si attendono per riconoscersi con la città stessa ed immaginare il proprio futuro.
- La crisi di identità, il decremento della qualità e i limiti di prospettiva obbligano una città a ragionare nel “breve”, a tamponare le urgenze, in un rincorrersi di “episodi”, di iniziative sul breve periodo ispirate da politiche “ad hoc”. Un corretto approccio deve invece volgere – partendo proprio dalla valorizzazione delle potenzialità legate alla nostra tradizione urbana ed in particolare ai nostri centri storici – ad una visione strategica di ampio respiro e di lungo termine, orientata ricercare una “mission” condivisa, finalizzata alla promozione e allo sviluppo del sistema d’area vasta città — territorio, mediante l’attivazione di valore aggiunto, per investire, con infrastrutture, servizi, salvaguardia e riqualificazione del patrimonio storico-artistico, nuove tematiche ambientali,… sulla qualità della vita.
Piano Particolareggiato
per il Centro Storico
- Dovrà prevedere incentivi e regolamenti speciali per la ristrutturazione degli immobili, per ulteriori insediamenti di ricettività turistica, attraverso anche progetti di edilizia di sostituzione e, soprattutto un regolamento che consenta attraverso la valorizzazione e la tutela il ritorno delle botteghe artigiane nelle vie tradizionali.
Piazza Vittorio Emanuele
- Piazza Vittorio Emanuele da parcheggio a nuova centralità urbana (studio di funzione tramite concorso di idee (area 20.000 mq);
- Progetto: La piazza in gioco;
L’avvio di un concorso di progettazione ingegneristico/architettonico capace per la prima volta di dare identità e utilità ad un luogo quello di Piazza Vittorio Emanuele che si pone come indispensabile cerniera tra il centro storico e la nuova urbanizzazione. Dare una funzione che sia capace di sostenere le esigenze che richiede il luogo in questa posizione e che allo stesso tempo diventi un nuovo centro attrattivo sia in termini sociali che ambientali;
Asse viario Via G.B. Fardella – Corso Piersanti Mattarella
- La principale area commerciale della città di Trapani. Un viale lungo 2 Km che va ripensato in funzioni della valorizzazione commerciale dell’area, dei nuovi sistemi di mobilità pubblica e privata, per i pedoni e con zero barriere architettoniche, passeggiare lungo quest’asse viario dovrà generare la stessa sensazione di sicurezza e piacere percepita all’interno dei grandi centri commerciali;
Il verde pubblico
- Progetto: Riforestazione Urbana;
La consapevolezza dei governi e delle comunità̀ sull’urgenza di intraprendere politiche ed azioni efficaci che possano contrastare il trend dei cambiamenti climatici e gli effetti sull’ambiente è cresciuta. Con il termine forestazione urbana si intende la progettazione e lo sviluppo di aree verdi urbane e periurbane, facendo della natura un’importante protagonista di questo paesaggio. Chiaramente è importante non solo progettare e sviluppare nuove aree verdi, ma anche rivalorizzare e riappropriarsi di quelle esistenti. - Un progetto di “riforestazione urbana” che passi dalla realizzazione di un grande parco urbano, e la riprogettazione/adeguamento delle aree verdi e la loro fruibilità per le persone e gli animali domestici;
Localizzato all’interno della grande area umida posta tra le vie Virgilio, Libica, dietro il terminal bus ATM (156 mila mq) di area naturalistica ex saline del collegio; - I nostri alberi immediata applicazione delle previsioni della legge 10/2013, il custode del verde;
- Parchi/giardino nei quartieri e nelle frazioni;
- Il verde pubblico del litorale integrato con la sistemazione delle spiagge e delle coste;
Valorizzazione dei quartieri periferici di edilizia convenzionata, da ghetti a residenze;
Progetto: Abitare Villa Rosina (progetto pilota quartiere smart); 7000 abitanti circa
- Realizzazione/implementazione dei servizi di base.
Studio di fattibilità Impianto di depurazione acque nere a scala locale (a servizio solo del Rione Villa Rosina), Impianti di illuminazioni 4.0, Viabilità e intersezioni pedonali e stradali, Spazi urbani collettivi (aree attrezzate a verde e servizi), Delegazione Comunale (servizi al cittadino), Avvio processo di realizzazione della prima comunità energetica locale (progetto pilota); - Agiremo in partnership con l’IACP per effettuare interventi di riqualificazione strutturale e sociale, tutti i quartieri saranno oggetto di progettazione Adoc completati nelle reti dei servizi e dotati di collegamenti urbani e di attrezzature sociali (orti sociali, giardini, parchi giochi e sistemi di sicurezza diurna e notturna). La riqualificazione interesserà anche quei quartieri i cui immobili sono stati già in parte ceduti agli assegnatari e saranno i primi ad essere oggetto di riqualificazione energetica per il risparmi delle tariffe dell’energia e elettrica.
Aree ex presidio militare
Progetto: La dismissione dei beni militari e la creazione di vuoti urbani
- 1.500 caserme e 3.000 unità abitative in tutta Italia. Questa è l’estensione del patrimonio militare dismesso dal Ministero della difesa di cui l’Agenzia del Demanio e diverse amministrazioni pubbliche stanno gestendo il processo di recupero, nel duplice obiettivo di rendere queste aree punti di partenza per processi di rigenerazione e riqualificazione urbana e innescare, attraverso partnership e azioni coordinate, la valorizzazione di una parte importante del patrimonio pubblico. Imponenti vuoti urbani spesso vincolati, le ex caserme sono punti critici catalizzatori di interessi e conflitti e le possibili strategie, finanziarie, normative e procedurali per il loro recupero sono da tempo al centro dell’attenzione. Tra gestioni dirette da parte dei Comuni e procedure ormai consolidate che, attraverso il federalismo demaniale, prevedono conferimenti a titolo gratuito e presa in carico da parte dell’Agenzia del Demanio e Cassa Depositi e Prestiti Investimenti sgr. Le strutture inutilizzate derivanti dal passato industriale o militare sono denominate “vuoti urbani“. Il vuoto è un concetto complesso, con definizioni diverse che derivano anche dal contesto macroregionale. In base all’art. n°65 del dlgs del 30 Luglio 1999 n°300, Tale norma attribuiva all’Agenzia del Demanio il compito di amministrare i beni i immobili dello Stato, di attribuire loro una valutazione e gestirli con criteri imprenditoriali, l’obiettivo dello Stato era attribuire un valore
economico al patrimonio pubblico e migliorare lo sviluppo dei siti dove i beni erano locati. I beni immobili di proprietà del Ministero della Difesa possono essere oggetto di dismissione con diverse modalità: con trasferimento del diritto di proprietà mediante procedura pubblica (es. l’asta pubblica), con accordo privato oppure con accordi tra ente pubblico cedente e acquirente. Il bene può essere oggetto di valorizzazione urbanistica, ovvero il cambiamento della destinazione d’uso degli immobili con richiesta da parte del Comune, in cui i beni si trovano, con varianti ai piani urbanistici, o con l’Accordo di programma o società di progetto quando i soggetti interessati sono diversi (pubblici-privati). Con la legge n. 296 del 27 dicembre 2009 venivano introdotti, tra i vari metodi di rilancio per la valorizzazione dei beni statali e per esigenze di bilancio statale, Piani Unitari di Valorizzazione (P.U.V.), strumenti per il recupero e il riuso dei beni immobili pubblici coerenti con gli indirizzi di sviluppo territoriale, economico e sociale e con gli obiettivi disostenibilità e qualità territoriale e urbana. Nell’ambito dei PUV, l’Agenzia del Demanio ha un ruolo rilevante poiché può finanziare studi di fattibilità per individuare la migliore valorizzazione dei beni immobili pubblici, previo idoneo cambio di destinazione d’uso mediante concessione d’uso o locazione, ovvero permuta con gli enti territoriali o alienazione sul mercato. L’ipotesi di base prevedeva che avviata una pratica di progettualità condivisa con i Comuni (inserendo tali beni nei piani regolatori urbanistici), i PUV potessero attrarre iniziative private in grado di finanziare la riconversione degli immobili, garantendo allo Stato l’entrata derivante dal canone di concessione. La Legge Finanziaria del 2010 attribuisce al Ministero della Difesa il potere, in modo autonomo rispetto all’Agenzia del Demanio, di vendere i propri immobili, valorizzarli o sottoporli a permuta in accordo con enti territoriali, società a partecipazione pubblica o con soggetti privati. A tale scopo viene costituita una società privata a capitale pubblico con il ministero della Difesa unico azionista la “Difesa Servizi s.p.a” per svolgere attività di gestione e valorizzazione degli immobili militari. Il federalismo demaniale, introdotto con D.L.gs. n. 85 del 28 maggio 2010, prevedeva che i beni di proprietà dello Stato venissero trasferiti agli enti territoriali a titolo gratuito. In tal modo venivano bloccati i Protocolli d’Intesa, anche quelli già sottoscritti, tra Agenzia del Demanio e Comuni relativi alla realizzazione di processi di valorizzazione e alienazione di beni immobili. Le amministrazioni locali anziché acquisire a titolo oneroso gli immobili in questione, hanno richiesto l’assegnazione secondo la normativa del federalismo demaniale. Con il D.L.gs. 6 luglio 2011 n°98 è stata introdotta una nuova normativa in materia di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico Nello specifico l’art. 33 bis definisce la possibilità per il Mef e per l’Agenzia del Demanio di costituire società di gestione del risparmio con lo scopo di istituire fondi d’investimento che apportino i capitali necessari per la realizzazione degli interventi di valorizzazione del patrimonio immobiliare successivamente gli enti potranno vendere gli immobili ai fondi comuni di investimento con progetti di riutilizzo approvati dal Governo. A tali progetti potranno contribuire anche i privati con modalità non definite dalla norma. La Legge di stabilità 2012, con l’obiettivo di ridurre il debito pubblico, ha stabilito che il Ministero dell’Economia e delle Finanze doveva trasferire beni immobili non residenziali, individuati con decreto e comprendenti almeno un quinto delle carceri inutilizzate e delle caserme dismettibili, ad uno o più fondi comuni di investimento immobiliari o ad una società. La cessione delle quote dei fondi o delle azioni delle suddette società avrebbe procurato allo Stato delle entrate.
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